Ho dovuto denunciare l'infermiera per l'iniezione letale

mercoledì 19 agosto 2009

Polo a righe, l´aspetto stropicciato, cinque parole ripetute allo sfinimento: «Non ho avuto altra scelta». Il dottor Carlo Alberto Castioni, 45 anni, da nove in servizio al reparto Rianimazione del San Giovanni Bosco, è il medico che ha fatto un esposto alla procura per segnalare che un infermiera avrebbe somministrato una dose elevata di un farmaco a un paziente in coma irreversibile, l´uomo morto il 14 agosto due ore dopo l´iniezione del farmaco. Ieri è stato sentito dal pm Paolo Scafi. «Gli ho rispiegato - riferisce - ciò che avevo già messo per iscritto».

Lo dice anche a noi?
«L´infermiera, ottima e stimata professionista, in reparto ha detto pubblicamente di aver somministrato una dose di farmaco superiore a quella prescritta e indicata in cartella clinica. L´ho sentita con le mie orecchie, non si tratta di voci riportate».

Possibile?
«Io al fatto, sempre che sia avvenuto, non ho assistito. Spero con tutto il mio cuore che quello che l´infermiera ha detto, in presenza mia e di altre persone, facilmente rintracciabili andando a spulciare i turni di servizio, non corrisponda a quanto è successo. Vorrei tanto che fosse solo una boutade. Me lo auguro per lei, per il personale, l´ospedale, i malati, i familiari».

Due giorni di riflessione, poi l´esposto...
«Ci ho pensato per tutto il week end. Non potevo fare una scelta diversa, sofferta, impopolare, da taluni criticata. Ho degli obblighi di legge, oltre che di coscienza e di deontologia. Se vengo a conoscenza di un presunto reato, e io non so se ci sia stato o meno, non posso far finta di niente».

In che condizioni era il paziente?
«In coma post-anossico, in condizioni incompatibili con la sopravvivenza, come era stato spiegato ai familiari».

Che cause del decesso le risultano?
«Morte per encefalopatia».

Ci potrebbe essere correlazione con un farmaco somministrato in dosi più elevate del previsto?

«Il problema sta tutto qui. Non è detto che ci sia un legame di causa-effetto. Lo stabiliranno i colleghi incaricati dell´autopsia e degli accertamenti tossicologici e la procura».

Lei è favorevole alla eutanasia?
«No, sono assolutamente contrario. Sono favorevole, a condizioni precise, al testamento biologico».

I parenti del paziente avevamo mai detto, per disperazione o per rassegnazione, che sarebbe stato meglio staccare la spina?
«Non in mia presenza. E nemmeno in presenza di altri, credo».

È vero che, mesi fa, in uno scatto d´ira lei lanciò un carrello di farmaci contro una collega dell´infermiera sotto accusa e che ebbe lo stipendio decurtato per due mesi?
«Sul fatto in sé, no comment. Ma non capisco che cosa c´entri adesso. È una storia diversa, privata, che nulla ha a che vedere con gli ultimi eventi. E per me non ci sono state conseguenze di alcun tipo, né penali, né civili, né amministrative».

via|repubblica.it

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