Cavendish non perdona. 3° successo al Tour per lui.

martedì 14 luglio 2009




Si potrebbe parlare di Rinaldo Nocentini, che per il quinto giorno di fila conserva la maglia gialla. O di Mark Cavendish, che sul traguardo di Issoudon ha vinto la sua terza tappa, confermando di essere imbattibile in volata. O, ancora, della protesta dei corridori contro la decisione degli organizzatori di vietare gli auricolari in gara. Ma il tema più importante della decima frazione del Tour de France 2009 è un altro: Lance Armstrong e Alberto Contador, i due galletti del team Astana, sono ai ferri corti. E se fino a oggi la rivalità tra i due era rimasta sotto traccia, oggi il texano, sette volte vincitore della Grande Boucle, è uscito alla scoperto.

LA POLEMICA - Cominciamo proprio da quest’ultimo tema. «La rivalità tra me e Contador potrebbe farci perdere il Tour» ha dichiarato Armstrong poco prima della partenza della decima tappa da Limoges. «Nella prima settimana i media cercano delle storie da raccontare. Analizzano ogni piccola cosa e dicono “quei due si odiano”. Ma non è vero» ha detto Armstrong. Che poi, però, ha aggiunto una postilla che la dice lunga sul clima che si respira in casa Astana: «Il rischio è che tutti e due vogliamo talmente vincere che poi ne approfitta qualcun altro. Quella è la peggiore cosa che potrebbe succedere». In effetti, vista la forza complessiva della squadra kazaka, non conquistare la Grande Boucle sarebbe un vero delitto.

LA TAPPA - Passiamo adesso alla tappa odierna. Come detto, Cavendish si è confermato re dello sprint, regolando con un allungo impressionante negli ultimi 300 metri il norvegese Thor Hushvod, con l’americano Tyler Farrar terzo. Se il 24enne velocista dell’Isola di Man può festeggiare per il suo terzo successo nell’edizione 2009, ha tanti motivi per essere felice anche il nostro Nocentini, che per il quinto giorno di fila (ma uno è stato di riposo) può indossare la maglia gialla. Il suo vantaggio su Contador è di 6”, quello su Armstrong di 8”.

LA PROTESTA - Parlavamo all’inizio della protesta dei corridori per la decisione degli organizzatori di vietare gli auricolari che permettono di comunicare con le ammiraglie. Qualche iniziativa del gruppo, che non ha gradito la scelta, era nell’aria da ieri. E, in effetti, qualcosa è successa. L’andatura è stata molto più lenta del previsto (38 km/h di media contro i 43 previsti dagli organizzatori) e, a parte una “fughetta” quasi dimostrativa di quattro atleti, non è successo praticamente nulla. La cosa non è affatto piaciuta al direttore del Tour Christian Prudhomme, che all’arrivo ha lanciato attacchi pesanti nei confronti dei team: «Le squadre si sono coalizzate per fare in modo che ci fosse uno sprint di massa e che ci fosse meno spettacolo possibile. Bisogna ringraziare i protagonisti della fuga Hupond, Vuagrenard e Dumoulin. Ma tra loro c’era una sanguisuga involontaria: Ignatiev all’inizio ha collaborato ma ha smesso di impegnarsi esattamente nel momento in cui l’ammiraglia con il suo direttore sportivo l’ha raggiunto. Trovo che sia uno scandalo».

Via|corrieredellosport.it

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Non dire gatto...


Il ''quattro gatti ad ascoltare il Papa'' gli è costato caro. E' stato rimosso dall'incarico il vaticanista del Tg3 Roberto Balducci, al centro della bufera per il servizio dedicato a Benedetto XVI alla vigilia della sua partenza per la Valle d'Aosta, in cui il giornalista sembrava ironizzare sui pochi fedeli che stavano ascoltando le parole di Benedetto XVI.


"Roberto Balducci ha inviato una lettera - ha spiegato lo stesso direttore del Tg3, Antonio Di Bella - nella quale ha ribadito che non era sua intenzione essere irrispettoso, come non lo e' mai stato, nei confronti del Papa e del Vaticano. Si e' rammaricato per il danno arrecato alla testata e all'azienda e ha rimesso ogni valutazione al direttore. In seguito a questa lettera il direttore del Tg3 ha comunicato al Cdr che Roberto Balducci non seguirà più le cronache vaticane".

A provocare la decisione del direttore del Tg3 Antonio Di Bella, il servizio realizzato dal vaticanista nell'edizione delle 19 di domenica scorsa. Ironizzando sui pochi fedeli presenti all'Angelus del Papa, Balducci aveva parlato testualmente di 'quattro gatti, forse un po' di più'.

Questa frase aveva immediatamente scatenato la critica del vicepresidente della vigilanza Rai, Giorgio Merlo. L'incidente 'diplomatico' sembrava essersi concluso dopo una telefonata tra Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede e lo stesso direttore del Tg3, Antonio Di Bella. Sulla vicenda era intervenuto anche il comitato di redazione del Tg3 in serata, spiegando che era stata fraintesa una frase del collega Balducci.

Oggi l'epilogo della vicenda con la lettera del vaticanista e la successiva comunicazione al Comitato di Redazione di Di Bella che ha annunciato che, a partire da oggi, Roberto Balducci, da due anni vaticanista del Tg3, non si occuperà più di cronache vaticane.

Via|adnkronos.com

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Tutti i 14 Morti in Afghanistan dal 2004 a oggi.




Sono quattordici i militari italiani morti in Afghanistan in seguito a incidenti o attentati, dall'inizio della missione nel 2004. Ecco chi sono i nostri connazionali che hanno perso la vita in missione.

Il 3 ottobre 2004, il caporal maggiore Giovanni Bruno, 23 anni, del Terzo reggimento alpini è vittima di un incidente stradale mentre si trovava a bordo di un mezzo dell'esercito nel territorio di Sorobi, a 70 chilometri da Kabul. Nell'incidente rimangono feriti altri quattro militari.

Il 3 febbraio 2005 l'ufficiale di Marina Bruno Vianini perde la vita nello schianto di un aereo civile sul quale viaggiava, tra Herat e Kabul. Il capitano di fregata aveva 42 anni.

L'11 ottobre 2005 muore il caporalmaggiore capo Michele Sanfilippo, 34 anni. Sanfilippo, effettivo al Quarto Reggimento Genio Guastatori di Palermo viene ferito con un colpo alla testa, partito accidentalmente, nella camerata del battaglione Genio a Kabul. Muore poco dopo il ricovero in ospedale.

Il 5 maggio 2006, in seguito all'esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul, muoiono il tenente Manuel Fiorito, 27 anni, e il maresciallo Luca Polsinelli, 29 anni, entrambi del Secondo Reggimento Alpini. I due soldati si trovavano a bordo di due veicoli blindati "Puma", a sud-est della capitale afgana, quando sono stati investiti dall'esplosione.

Il 2 luglio 2006 il tenente colonnello Carlo Liguori, 41 anni è stroncato da un attacco cardiaco ad Herat.

Il 20 settembre 2006 muore in un incidente stradale, a sud di Kabul, il caporalmaggiore Giuseppe Orlando, 28 anni. Faceva parte della 22/a compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.

Il 26 settembre 2006 perdono la vita i caporalmaggiori Giorgio Langella, 31 anni, e Vincenzo Cardella, in seguito all'esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul. I due militari appartenevano alla 21esima compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.

Il 4 ottobre 2007 muore al Policlinico militare del Celio l'agente del Sismi Lorenzo D'Auria. Il militare era stato gravemente ferito il 24 settembre 2007 durante un'operazione
delle forze speciali britanniche per cercare di liberarlo. Due giorni prima D'Auria era stato sequestrato assieme a un altro sottufficiale del servizio di sicurezza militare e a un
collaboratore afgano.

Il 24 novembre 2007 muore in un attentato suicida nei pressi di Kabul il maresciallo capo Daniele Paladini, 35 anni. Altri tre militari rimangono feriti.

Il 13 febbraio 2008 muore in un attacco il maresciallo Giovanni Pezzulo, 44 anni, del Cimic Group South di Motta di Livenza. L'attentato avviene a una sessantina di chilometri da Kabul, nella valle di Uzeebin, mentre i militari italiani erano impegnati in attività di distribuzione di viveri e vestiario alla popolazione della zona. Rimane ferito il maresciallo Enrico Mercuri.

Il 21 settembre 2008 muore per un malore a Herat il caporalmaggiore Alessandro Caroppo, 23 anni. Il militare apparteneva all'Ottavo reggimento bersaglieri di Caserta.

Il 14 luglio 2009 muore in un attentato a 50 chilometri da Farah il caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, 25 anni. Paracadutista dell'Ottavo Genio Guastatori della Folgore, faceva parte di un team specializzato nella bonifica delle strade.

Via|tgcom.mediaset.it

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Alemanno critica la sentenza del Delitto Sandri




Sulla condanna per l'omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri il sindaco di Roma Gianni Alemanno esprime 'profonda insoddisfazione'.Il sindaco sottolinea la sentenza che condanna Spaccarotella 'a soli 6 anni di reclusione per l' omicidio Sandri', e aggiunge:'Pur riservandomi di leggere le motivazioni non e' accettabile la derubricazione dell'omicidio da volontario a colposo.La pena risulta troppo mite rispetto a un fatto cosi' grave che ha colpito la famiglia e tutta la citta''.

Via|ansa.it

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Tyson Gay corre i 100m in 9" 77, la Di Martino prima nell'alto

venerdì 10 luglio 2009




Sarà Tyson Gay il più accreditato rivale di Usain Bolt ai Mondiali di Berlino. Lo ha dimostrato questa sera con un grandissimo 100 metri al Golden Gala di Roma, terza tappa della Golden League, davanti a 25.000 spettatori. Sui blocchi di partenza c'erano tutti i migliori, ad eccezione di Bolt. Tyson Gay, lo sprinter silenzioso del Kentucky, è partito bene, si è disteso altrettanto bene, non si è fatto impensierire dal ritorno di Asafa Powell e ha vinto in 9"77, primato mondiale stagionale (il precedente era il 9"86 di Bolt ai campionati giamaicani) nonchè record statunitense eguagliato. Alle sue spalle Powell con 9"88, poi Yohan Blake, Daniel Bailey, Steve Mullings e la rivelazione dell'anno Michael Rodgers, oggi sotto tono. Gay è il più veloce del 2009 anche nei 200. "Sento che la mia forma migliora con il passare dei giorni - ha detto Gay nel dopo-corsa -: se ho fatto il miglior tempo del 2009 qualcosa vorrà dire. Ora prima dei Mondiali farò solo due apparizioni, sui 200 a Londra e poi sui 100 a Stoccolma. Il mio unico obiettivo è stare bene fisicamente: Bolt è un uomo, quindi battibile come tutti, e lo stesso vale per il suo primato del mondo". Velocissimi anche i 100 donne, vinti dalla giamaicana Kerron Stewart in 10"75 (primato mondiale stagionale) davanti alla statunitense Shelley-Ann Fraser e all'eterna terza Chandra Sturrup.


bekele — Il primo squillo della serata è però di Kenenisa Bekele. L'infortunio che l'ha lasciato fermo a lungo a cavallo fra il 2008 e il 2009 sembra decisamente alle spalle. L'etiope, già vincitore delle prime due tappe di Golden League a Berlino e Oslo, si impone anche a Roma centrando il primato mondiale stagionale con 12'56"23. Bekele non è ancora ai suoi migliori livelli: lo spunto negli ultimi 400 metri che gli ha dato il successo non è brillante e letale come in passato, Kenenisa sembra ancora un po' pesante per i suoi eccellenti standard; ma è un cambio di passo che fa ancora la differenza e che vince la resistenza dei keniani Kiptoo e Komon.



bene di martino — Serata di gloria per Antonietta Di Martino, che vince nel salto in alto battendo la favorita Blanka Vlasic. Pesante, lenta e non ancora in forma mondiale, la croata supera 1.87 poi sbaglia tre volte a 2.00 allo stesso modo, crollando letteralmente sull'asticella. Più brillante la Di Martino, che al secondo tentativo supera la misura fatale alla Vlasic, si mette in tasca la vittoria e poi tenta, invano, di superare i 2.02. "Sono contentissima, fare 2 metri all'Olimpico non è facile, è una pedana difficile", ha detto Antonietta ai microfoni Rai dopo la gara.

peccato Elisa — Elisa Cusma sfiora l'impresa negli 800: conduce una gara accorta, all'ingresso nel rettilineo finale è terza, infila la Martinez all'interno e passa al comando, poi cede negli ultimissimi metri e commette il solito errore di non buttarsi sulla fotocellula, lasciando la vittoria alla statunitense Maggie Vessey (2'00"13, un centesimo in meno dell'azzurra).


yelena da jackpot — Yelena Isinbayeva era la più indicata per centrare il record del mondo in questa serata romana. La russa è laziale d'adozione, vive e si allena a Formia per gran parte della stagione, e conosce bene questa pedana, dove l'anno scorso aveva realizzato il mondiale con 5.03. Yelena è in crescita: ha vinto facilmente la gara con 4.85, primato mondiale stagionale, poi ha tentato la scalata a misure ben più importanti, ma si è fermata a 4.95. La Isinbayeva, come Bekele, la Stewart e la Richards, resta in corsa per il jackpot, il premio da un milione in lingotti d'oro per gli atleti che si aggiudicheranno le sei tappe della Golden League.

le altre gare — Nelle altre prove valide per la Golden League, Chris Brown vince i 400 metri in 44"81, Dawn Harper i 100 hs con un ottimo 12"55 (terzo tempo del 2009), Dayron Robles fa suoi senza impressionare i 110 hs in 13"17, Andreas Thorkildsen con 87.46 all'ultimo lancio vince l'eterna sfida con Tero Pitkamaki (che esce dal lotto dei candidati per il jackpot), Sanya Richards domina i 400 in 49"46 e per la 36ª volta corre il giro di pista sotto i 50" (non benissimo la Grenot, partita troppo forte e poi crollata nel rettilineo, settima in 51"32). La serata ha regalato altri due primati mondiali stagionali (sono sei in totale): Maryam Yusuf Jamal nei 1500 donne (3'56"55) e Gulnara Galkina nei 3000 siepi (9'11"58). Non si ferma più Dwight Phillips nel lungo: primo anche a Roma con 8.61, davanti a Irving Saladino (8.27).

Via|gazzetta.it

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Un italiano in maglia gialla dopo 9 anni. Nocentini re del Tour




Prima della partenza, ci si aspettava che la tappa odierna, la 7/a della Grande Boucle 2009, portasse uno stravolgimento nella classifica generale. Così è stato, anche l’esito finale della tappa e, soprattutto, la nuova fisionomia della graduatoria erano difficilmente prevedibili.

Tour, Nocentini maglia gialla

Tre le notizie rilevanti da Arcalis, traguardo della tappa odierna partita da Andorra e svolta lungo un percorso di 224 km. La prima è che il francese Brice Feuillu, del Team Agritubel, è il vincitore di tappa: Feuillu raccoglie così le sue prime soddisfazioni da professionista, visto che il corridore transalpino ha lasciato solo quest’anno i dilettanti. Feuillu, al termine di una fuga iniziata al 30/mo km della tappa più lunga dell’edizione 2009 del Tour, sull’arrivo in salita di Arcalis ha avuto la meglio sul connazionale Christophe Kern (Team Cofidis), giunto a 5” dal vincitore di tappa.

La seconda notizia di giornata è il risveglio di Alberto Contador: lo spagnolo dell’Astana ha chiuso la tappa al nono posto, ma è stato il migliore dei cosiddetti ‘big’, staccando il compagno di squadra Lance Armstrong (giunto assieme al gruppone, quindicesimo a 3’47” dal vincitore di tappa) e piazzandosi al secondo posto nella graduatoria generale, a soli 6” dalla vetta.

La notizia più importante, però, riguarda proprio l’inquilino del posto più alto del podio, che non è più Fabian Cancellara, disperso in fondo al gruppo nella salita finale, ma l’italiano Rinaldo Nocentini. Giunto a 26” dal vincitore di tappa, Nocentini indossa per la prima volta in carriera la maglia gialla al Tour de France, precedendo appunto Contador e lo stesso Armstrong, terzo a 8” dall’italiano del Team Ag2R.

Il toscano, dunque, rappresenta la grande sorpresa di giornata. Nocentini è stato bravo a infilarsi nella fuga partita intorno al km 30 assieme ad altri otto corridori, tra cui anche il vincitore di giornata Feuillu. Dopo aver avuto anche 11’ di vantaggio sul gruppo della maglia gialla, i fuggitivi hanno visto il loro vantaggio assottigliarsi gradualmente, soprattutto per merito del treno composto dai corridori dell’Astana. Iniziare la lunga salita verso Arcalis (pendenza media del 7,1%) con oltre 6’ di vantaggio, comunque, è bastato a Feuillu per portare a casa la vittoria della frazione e a Nocentini per issarsi sul gradino più alto del podio, visto che la reazione di Contador, autore di uno splendido scatto a 2 km dal traguardo, non è bastata per togliere la maglia gialla all’italiano.

Lo spagnolo, comunque, ha dimostrato di essere in forma, rubando 20” al compagno di squadra Lance Armstrong e agli altri uomini di testa proprio con lo scatto nel finale di tappa. E se Nocentini stasera può a ragione festeggiare il suo exploit alla Grande Boucle, il vincitore dello scorso anno è consapevole di aver lanciato un chiaro messaggio a tutti, ricandidandosi con autorità alla vittoria finale della corsa francese.

via|dottorsport.info

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Carla Bruni tornerà tra le macerie... con i tacchi ?




Unica con i tacchi tra le macerie, unica a scendere tra la gente comune, unica a promettere: "tornerò". Carla Bruni non perde neanche all'Aquila l'allure che l'accompagna da ben prima che diventasse madame Sarkozy

Un fascino con cui scaccia anche le polemiche legate alla sua mancata presenza con le altre first ladies, per evitare un confronto con la signora Obama. "Michelle - dice sorridendo - la conosco da sempre e ogni volta è un piacere vederla. E poi mio marito non mi chiede mai di venire ai grandi vertici, a meno che non ci siano cene ufficiali nelle quali la presenza delle spose sia richiesta, perché se no non c'è molto da fare". Carla si presenta in piazza Duomo buon ultima tra i "potenti della Terra e signore", completamente vestita di bianco e alti sandali neri. Sotto il tailleur pantalone indossa una camicetta nera da cui spunta un piccolo microfono. Visita la chiesa delle Anime Sante, che la Francia ristrutturerà con un contributo di 3,2 milioni (la metà dell'importo totale), si sofferma davanti alla prefettura distrutta. Mentre fotografi e cameraman guardano solo lei, lei si guarda attorno: "è terribile, questo è il centro di una città fantasma - dice commuovendosi -, è una tragedia umana, ma anche economica e culturale". L'annuncio del contributo economico francese alla ricostruzione, però, è solo il pretesto della visita. Perchè madame Sarkozy aveva tutt'altro obiettivo: quello di portare la sua personale "ammirazione" alle persone colpite dal terremoto e dir loro che non le abbandonerà, dopo aver già messo a disposizione 50 mila euro dalla sua fondazione. Carla è qui per gli aquilani e non lo nasconde. Quando arriva all'ospedale San Salvatore, rimasto chiuso per oltre un mese proprio a causa delle lesioni provocate dal sisma, risponde con un "ciao" in italiano ai saluti. Lascia la sua firma su un manifesto con su scritto 'L'Aquila tornerà a volare", visita i reparti. Poi racconta: "questa è gente tosta e coraggiosa. Ma purtroppo anche disperata. Dunque, io sono qui per portare la mia ammirazione e anche la mia solidarietà. Ho trovato - aggiunge - grande tristezza ma anche speranza. Avevo detto che sarei venuta e sono molto contenta di averlo fatto". Ma Carla Bruni, da italiana qual è - e lo dice ai giornalisti che glielo domandano: "mi sento sempre italiana, non solo oggi, e anche francese" - sa bene però che nel nostro Paese i disastri li ricordano tutti quando succedono e nessuno quando bisogna prevenirli o risolverli. Per questo annuncia che non abbandonerà gli aquilani. "Tornerò, da sola, anche quando sarà finito il vertice", promette guardando negli occhi chi le dona un centrotavola ad uncinetto e un mazzo di girasoli. Anche a Coppito, la premiere dame trova il modo di evitare i potenti e concentrarsi sui comuni mortali. E si entusiasma almeno due volte: prima guardando il video che documenta l'intervento dei vigili del fuoco per imbracare "la cupole" della chiesa, tanto da farselo regalare; poi ammirando il lavoro delle donne impegnate al tombolo e l'abito di Elenora di Toledo, moglie di Cosimo dei Medici. "Bellissimo, la donna che lo indossava non doveva essere così bassa" commenta con occhio esperto. Ma stavolta nessuno le regala l'abito. E ai camerieri impegnati nell'area catering riservata ai delegati e provati da tre giorni di assalti all'arma bianca, madame Sarkozy lascia un autografo: "Carla B.S.'. Un pò poco, a dire il vero, per una come lei. Ma quando i giornalisti francesi le chiedono cosa ne pensi di "certa stampa vicina a Berlusconi" che l'ha accusata di "cafonaggine" per aver snobbato il programma delle first lady, lei risponde tranquilla: "non mi curo di quello che dice la stampa". Potenza del fascino, appunto. Un pò snob.

Via|unionesarda.ilsole24ore.com

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Ho ricevuto complimenti da tutti per il G8




Il G8 è stato un successo. Silvio Berlusconi si gode i risultati positivi del vertice. Quello più importante '' è aver dato un messaggio di fiducia e di speranza'' contro la crisi, sottolinea nella conferenza stampa finale affermando che il G14 sarà il foro che "in futuro avrà maggiormente la possibilità di prendere decisioni importanti".


C'è stata ''identità di vedute'' su un ''nuovo codice'' di regole per l'economia mondiale basato su tre pincipi: ''la sacralità del diritto di proprietà, il valore dell'etica e della morale e la trasparenza'', ha detto ancora il premier il quale ha spiegato che nel nuovo secolo ''l'economia non è più nazionale ma globale'' e quindi ci vuole un altro modello. Quanto alla decisione di "aumentare da 15 a 20 miliardi di dollari in tre anni" i fondi destinati alla sicurezza alimentare è "un fatto concreto, importante e significativo".

''C'è stata l'unanimità sui temi di politica internazionale. Siamo convinti che non si possa assolutamente permettere che l'Iran si doti di armi nucleari'', Il presidente del Consiglio ribadisce che bisogna avviare un dialogo forte con l'Iran e ''i tempi del dialogo non possono essere troppo estesi''.

E se si parla di politica estera il pensiero non puo' non andare alle strette di mano tra il presidente statunitense Barack Obama e il leader libico Muammar Gheddafi. Berlusconi nega che ci sia stata la sua regia nell'avvicinare i posti a tavola dei due nella cena di ieri sera offerta dal capo dello Stato Giorgio Napolitano: "I posti sono stati assegnati dal cerimoniale della presidenza della Repubblica" e se ci sono stati eventuali cambiamenti non sono stati "da parte mia". Il premier passa quindi ad elogiare sia Obama che il colonnello.

''Obama ha stupito tutti, perche' nonostante non abbia una lunga vita politica alle spalle ha dimostrato e sta dimostrando grande buon senso, acutezza e capacita' di relazioni encomiabile. Devo riconoscere con gioia che la nuova amministrazione da quando si è insediata non ha sbagliato un passaggio. Complimenti''.

Spazio quindi ad una nota di carattere personale. "Ho avuto un rapporto molto cordiale con il presidente Obama. Ieri sera eravamo vicini a cena , ci siamo parlati. Lui mi ha raccontato cose della sua vita privata , io gli ho parlarto della mia. Si e' aperto un discorso" con calore, "simpatia" e "spero che cio' possa sfociare in un'amicizia". Quanto a Gheddafi, il presidente del Consiglio torna ad apprezzare il 'new deal' libico e ribadisce l'importanza del recente accordo con Tripoli, con la chiusura del contenzioso coloniale e plaude all'intervento del colonnello che avrebbe allargato il discorso agli altri Paesi ex colonialisti, invitandoli a chiudere quella pagina di storia, sulla falsariga di quanto fatto da Italia e Libia.

Insomma un bilancio positivo, confermato dai "complimenti, alcuni addirittura imbarazzanti", ricevuti, rivendica il premier "da parte di tutti i partecipanti" al G8. E c'è chi, forte di una lunga esperienza di summit, ha assicurato "che è stato il migliore". Parole unite al ringraziamento al sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso e alla Guardia di Finanza per aver reso "confortevole una struttura così spartana".

E la soddisfazione per la riuscita del vertice internazionale si unisce a quella per aver accesso le luci sulla tragedia del terremoto vissuta dalla popolazione abruzzese. Berlusconi ne approfitta per indicare nuovamente l'agenda della ricostruzione: innanzi tutto annuncia che sta "cercando una casa ad agosto all'Aquila per dirigere i lavori" perché i cittadini che ora si trovano nelle tendopoli possano entro l'autunno essere trasferiti nei nuovi alloggi in fase di realizzazione. Certo, i tempi per la ricostruzione dell'Aquila ''non si possono contare in mesi, ma purtroppo in anni. Ma abbiamo preso l'impegno di ricostruire L'Aquila piu' bella di prima e lo manterremo, certamente entro la legislatura''.

E se si parla di legislatura, subito il discorso si sposta inevitabilmente sulle questioni di politica interna. "Io non ho goduto di nulla, la situazione e' solo tornata nella normalita', non ho fatto nessun attacco alla stampa, e' la stampa che ha attaccato a me e io qualche volta ho dato qualche risposta", dice il presidente del Consiglio riferendosi alla cessazione delle polemiche durante i giorni del G8. E non risparmia dure critiche all'opposizione: il clima politico, dice, potra' migliorare "se cambiera' l'opposizione, che ha superato qualsiasi livello di civilta', con gli attacchi che i principali protagonisti dell'opposizione hanno portato e continuano a portare al presidente del Consiglio e al suo Governo".

via|adnkronos.com

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Arriva l'Ebola dopo l'influenza suina



In un futuro non troppo lontano, per spaventare i bambini, le mamme potrebbe non usare più streghe, babau o uomini neri, ma i maiali.

Dopo l' influenza suina (od influenza A) i rosei, grufolanti mammiferi potrebbero essere portatori di un nuovo pericolo per la salute umana.

Gli epidemiologi ritengono che il virus Ebola-Reston, che sta facendo strage dei suini nelle Filippine, possa mutare e diventare pericoloso per l' uomo.

I medici hanno sottoposto ad accertamenti 141 persone potenzialmente infette: in 6 di loro sono stati riscontrati anticorpi del virus, il che significa che potrebbero essere stati infettati dai maiali in qualche momento.

La FAO, l' OMS ed altre organizzazioni sanitarie hanno già inviato sul posto esperti per ulteriori verifiche.

Intanto, le autorità sanitarie in Italia confermano altri 6 casi di contagio del virus H1N1, il che porta il numero totale dei casi a 186 dal 24 aprile ad oggi.

via|newsfood.com

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Arriva la nuova fiction di Greggio e Iacchetti.



Negli anni Settanta Roger Moore e Tony Curtis impersonarono una coppia di avventurieri distinti e snob, alle prese con avventure dal sapore poliziesco, belle donne e tipico umorismo inglese. Il telefilm si intitolava Attenti a quei due, in Italia fu trasmesso negli anni '80 ed ebbe un successo breve ma intenso. Infatti terminò improvvisamente dopo il flop registrato presso il pubblico americano. Ora quella formula viene ripresa in Occhio a quei due, nuova fiction che coniuga indagini e umorismo. Protagonisti sono Enzo Iacchetti ed Ezio Greggio.
Prima "Benedetti" poi piedipiatti - La storica coppia di conduttori di Striscia la Notizia è nuovamente impegnata sul set. Era già successo nel 2004 con Benedetti dal Signore. Occhio a quei due omaggia apertamente alla commedia all'italiana, anche se le storie restano fondamentalmente dei gialli. Iacchetti interpreta Beppe Di Natale, poliziotto noto per la sua pignoleria e la timidezza. Greggio è Edo Marchini, tutto l'opposto di Di Natale: guascone, irruento, con la pistola facile. I due si ritrovano a indagare sullo stesso caso e decidono di fare coppia, scoprendo di essere pure innamorati della stessa donna, Carla (interpretata da Antonia Liskova).

Un "pilota" ambizioso - La prima, lunga puntata di Occhio a quei due è stata girata come episodio a sé stante. Il motivo è molto semplice: farà da "pilota" per l'eventuale serie che seguirà. In precedenza questo tipo di scelta non ha pagato: la sitcom Medici Miei è stata chiusa dopo breve tempo. Greggio e Iacchetti, presenti al Roma Fiction Fest per presentare la loro nuova fatica, si sono detti ottimisti e hanno confermato l'entusiasmo dei vertici Mediaset che per primi hanno visionato il girato.

Via|tiscali.it

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Altro colpo del Real: Arriva D'Agostino





Gaetano D'Agostino è a un passo dal diventare uno nuovo Galactico del Real Madrid. Lo rivela 'Marca', che riprende una notizia pubblicata dal sito on-line eleconomista. es. Secondo il quotidiano spagnolo, dopo i tentativi per Xabi Alonso del Liverpool e Daniele De Rossi della Roma (obiettivo definitivamente sfumato) ora il club di Florentino Perez sta puntando forte su D'Agostino. Sfumata la possibilità di vestire la maglia della Juventus, come egli stesso avrebbe desiderato, per il playmaker siciliano dell'Udinese potrebbero spalancarsi le porte della squadra protagonista assoluta del calciomercato estivo.

TRATTATIVA AVANZATA - Il Real, scrive 'Marca', avrebbe già contattato l'Udinese e la trattativa sarebbe in una fase piuttosto avanzata. Il club blanco, tuttavia, porterà avanti un'ultima offensiva col Liverpool per assicurarsi Xabi Alonso, prima di puntare definitivamente sul regista dei bianconeri friulani. Ieri il tecnico dei Reds Rafa Benitez ha ribadito la sua contrarietà alla vendita del giocatore spagnolo. Vista la netta e analoga chiusura della Roma per De Rossi ecco che l'ipotesi D'Agostino appare realistica. Un'altra conferma arriva da "caffebronzetti. com", il blog del consulente di mercato Ernesto Bronzetti che dice che " la trattativa potrebbe chiudersi già oggi".

UDINESE CONFERMA - La trattativa per portare Gaetano D'Agostino al Real Madrid, di cui parla il quotidiano spagnolo Marca, è confermata dal patron dell'Udinese, Giampaolo Pozzo. "Ci sono trattative in corso, nei prossimi giorni sono in programma altri incontri. Il giocatore, comunque, vale 25 milioni di euro, come per la Juve".

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Muore un giovane incornato dai tori a Pamplona




SI TORNA A MORIRE Dopo 6 anni, la corsa dei tori di Pamplona torna ad essere quello che molti tendono a dimenticare lasciandosi trascinare dall'atmosfera di festa e fascino: un gioco mortale. È infatti deceduto stamattina all'Ospedale di Navarra uno dei quattro corridori incornati durante il quarto encierro dei Sanfermines 2009. Per lui fatale un colpo ricevuto alla clavicola, che gli ha provocato una gravissima emorragia al collo (il corno ha reciso arteria aorta e vena cava) e gli ha perforato un polmone. Soccorso immediatamente, è stato necessario praticargli un massaggio cardiaco, ma le sue condizioni sono state subito definite gravissime. Giunto in ospedale in stato critico, è stato immediatamente messo sotto i ferri per ridurre le lesioni, ma al termine dell'operazione è stato dichiarato morto. Il ragazzo aveva 27 anni, si chiamava Daniel Jimeno Romero ed era originario della comunità di Madrid. Lo hanno identificato la mamma e la fidanzata, giunte all'ospedale dopo aver sentito il sindaco di Pamplona annunciare che il ragazzo aveva al dito un anello con la scritta «Cris, 23 de noviembre».

I PRECEDENTI La vittima di oggi è ufficialmente la quindicesima nella storia degli encierros pamplonesi, anche se ancora è aperto il dibattito sul primo caduto di questa manifestazione: secondo la statistica il primo morto si ha nel 1924, anche se recenti indagini storiche hanno mostrato come la prima vittima fosse un 21enne ferito nel 1910 e morto poi nel 1911 in seguito a una tubercolosi sorta come complicazione delle ferite ricevute nella corsa. Era comunque dal 2003 che non si registrava una morte durante uno degli encierros di San Firmino. Allora la vittima era stata un pamplonese 63enne, Fermin Etxeberria Irañeta, che dopo aver subito un forte trauma cranico rimase in coma per oltre due mesi, morendo il 24 settembre. Il precedente più significativo risale però al 1995, data dell'ultimo morto incornato. Quell'anno fu il 22enne statunitense Matthew Peter Tasio a venire centrato in pieno dal toro Castellano in Plaza del Ayuntamiento e a morire per un'incornata nell'addome che recise l'aorta e gli fece perdere il 90% del sangue.

BILANCIO TRAGICO Oltre al ragazzo morto, il bilancio del quarto encierro è sicuramente pesante. Altri tre incornati (uno all'addome nel tratto di Mercaderes e due alla coscia nella curva Telefonica) e 6 traumatizzati gravi, con fratture e contusioni serie. Un bollettino di guerra che - come oggi polemizza qualcuno sui forum - tapperà la bocca a quanti si erano lamentati ieri per i pochi pericoli occorsi durante le prime tre corse dei Sanfermines 2009.

TUTTO PER UN «CAPUCHINO» Protagonista e carnefice di tutte le incornate e di gran parte del panico diffuso durante la corsa, è stato un toro "colorado" (marrone) di nome Capuchino. Numero 106 marchiato sul fianco, 515 kg di peso, Capuchino era uno dei due tori più leggeri della mandria dell'allevamento andaluso di Jandilla impegnata oggi nell'encierro. Partito nelle ultime posizioni, Capuchino ha superato tutti i suoi simili e anche i manzi che stavano facendo l'andatura e già al termine del primo tratto - la salita di Santo Domingo - aveva già colpito in maniera lieve due corridori: a uno un corno aveva strappato la maglietta all'altezza della spalla; l'altro era stato letteralmente ribaltato da una testata. All'ingresso della Plaza del Ayuntamiento un nuovo scontro: Capuchino arriva a grande velocità e travolge tre corridori, andando a sbattere contro la staccionata esterna della curva. Le telecamere mostrano il toro che si accanisce contro due ragazzi, ma il pubblico copre la visuale e inizialmente si presume che Daniel, la vittima, fosse tra questi. Mentre la mandria prosegue in fila indiana, per la gioia dei corridori che possono compiere corse spettacolari, Capuchino fa storia a sé. Staccato dagli altri, nervoso, corre in solitaria. Dopo l'Ayuntamiento infila calle Mercaderes e qui centra un ragazzo vestito di nero e con i capelli lunghi che probabilmente non aveva contato i tori già passati e si era dimenticato dell'ultimo: mentre attraversa la strada, Capuchino lo centra all'addome, incornandolo e proseguendo poi sull'Estafeta. Qui, il toro sembra ritrovare un equilibrio e corre in maniera pulita per tutto il lungo rettilineo, fino alla curva Telefonica. Qui, esattamente come all'Ayuntamiento, la curva a sinistra non è a 90° ma Capuchino va comunque a sbattere contro alcune persone poste accanto alla staccionata esterna. È qui, secondo quanto spiegato dalle autorità a decesso annunciato, che Daniel viene ferito a morte. Capuchino perde l'orientamento, si gira, diventa aggressivo per difendersi, carica da entrambi i lati della strada. Voltato perpendicolarmente alla via, vede nelle staccionate dei limiti e si irrita. Prima punta un ragazzo con la maglia verde, lo incorna ad una coscia e lo getta in mezzo alla strada, cercando di incornarlo di nuovo. Poi, dopo che i pastores lo hanno distratto, si avvia verso l'arena. Ma proprio mentre sembra essersi convinto ad avanzare, un ragazzo passa dietro di lui colpendolo con una pacca sul posteriore. Capuchino si gira di nuovo e carica un'altra volta, colpendo a una coscia anche un altro ragazzo aggrappato alle protezioni. Poi, con grande fatica, i pastori riescono a condurlo nella Plaza de Toros.


Via|ilgiornale.it

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25 morti in un attentato in Afghanistan

giovedì 9 luglio 2009




L'esplosione di un camion imbottito di esplosivo ha ucciso 25 persone a sud di Kabul. Fra le vittime ci sono numerosi studenti. L'attentato, rivendicato dai talebani, e' avvenuto nel distretto di Mohammad Agha della provincia del Logar. Nella notte un camion si e' rovesciato mettendosi di traverso sulla strada e quando all'alba la gente ha cercato di spostarlo, e' esploso. Un numero imprecisato di persone e' rimasto ferito.

via|ansa.it

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Diego entusiasta di giocare con Del Piero




Primo assaggio di Diego per i tifosi della Juventus: il fantasista brasiliano arrivato dal Werder Bremen è stato presentato a Pinzolo e ha subito reso omaggio al capitano bianconero Alessandro Del Piero.

Con il genio
"Ho il privilegio di giocare con un genio, il genio di Del Piero. Io lui insieme non saremo un problema ma la soluzione - ha detto il 24enne che si è dovuto 'accontentare' della maglia numero 28 - 2+8 - e che con Del Piero dividerà anche i calci piazzati -. Non è importante chi calcia le punizioni, questo è solo un dettaglio, l'importante è che ci sia l'imbarazzo della scelta".

Nessuna esitazione
Cresciuto nel Santos che fu di Pelè e arrivato giovanissimo in Europa quando fu acquistato dal Porto FC nel 2004, Diego si è imposto solo dopo il trasferimento al Werder. Adesso è pronto a dare l’assalto all’Europa dopo quello che considera un ulteriore passo avanti nella sua carriera. "Non ho avuto esitazioni quando si è trattato di scegliere. La Juve mi seguiva da tempo, e questo ha influito”.

Dietro alle punte
Nella nuova Juve di Ciro Ferrara dovrebbe giocare dietro a due attaccanti. Almeno questo è il ruolo che predilige: "Il mio ruolo ideale è al centro, appena dietro agli attaccanti. E` lì che ho giocato negli ultimi anni". La Juventus sta lavorando per piazzargli alle spalle il connazionale Felipe Melo, ma intanto si coccola Diego. “Con lui e Cannavaro la Juventus ha fatto due acquisti di grande valore ed esperienza ha detto Mohamed Sissoko -. Giocatori che hanno dimostrato il loro valore già nelle squadre dove giocavano. Siamo lì, pronti a giocarcela con Inter e Milan. Siamo forti e vogliamo dimostralo sul campo”.

via|it.uefa.com

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Eco Smart - L'antenna radio a energia solare




Un pannello fotovoltaico di silicio amorfo, a film sottile, che avvolge le stazioni radio per i telefoni cellulari rendendole energeticamente autonome. Le stazioni radio sono quelle centinaia di centrali di smistamento distribuite sul territorio che permettono ai telefoni cellulari di connettersi alla rete, e quindi di funzionare. Il primo tentativo di sperimentare la tecnologia fotovoltaica su questo tipo di struttura parte da Coppito, frazione dell'Aquila, dove è in corso il G-8, ed è targato Ericsson e Telecom Italia. Se il risultato sarà positivo l'idea potrebbe essere estesa ad altri siti radio mobili di Telecom. La tecnologia fotovoltaica «può arrivare alla copertura del 100% del fabbisogno energetico del sito», spiega Ericsson. Il contributo dipende dall'estensione dell'antenna. Quelle più grandi riescono a diventare autonome.

«Utilizziamo già le energie alternative per alimentare un migliaio di stazioni radio nei Paesi in via di sviluppo» spiega Ericsson. Paesi dove la rete telefonica mobile trova un'importante adozione in sostitutizione di quella fissa, e dove non c'è connessione alla rete elettrica, la produzione energetica avviene sul posto. Generalmente con dei generatori alimentati con il diesel. Il fotovoltaico garantisce la produzione sul luogo portando un risparmio notevole, con un ritorno dell'investimento calcolabile in 2-3 anni. Gli impianti vengono sviluppati nel terreno (abbonante) limitrofo alle antenne. Cosa molto più difficile, se non impossibile, in Italia e in Europa. La novità di Eco Smart (questo il nome del progetto) è lo sviluppo in verticale del pannello, che avvolge l'antenna. Grazie agli incentivi del Conto energia fotovoltaico il ritorno dell'investimento è calcolabile in 7-8 anni.

via|ilsole24ore.com

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Google lancia la sfida a Microsoft

Google che sviluppa un sistema operativo... A pensarci bene non era una cosa così inaspettata. Il browser Chrome (non a caso, con il senno di poi) offre già alcune funzioni tipiche di una piattaforma che intende funzionare da sola: può visualizzare i processi attivi nel sistema e ogni scheda o finestra aperta occupa uno spazio di memoria tutto suo. Tecnologie che prima d'ora erano prerogativa dei sistemi operativi. Insomma, Google non ha lanciato l'amo annunciando Google Chrome Operating System, ma ha solo concretizzato pubblicamente un percorso che stava da tempo seguendo internamente. E persegue il suo scopo approcciando i dispositivi che meglio si prestano a un'impostazione tutta legata a Internet.

I netbook, croce e delizia di Windows, che finora si è adattato a questo genere di apparecchi con la release XP, rispolverata anche per non concedere troppo terreno a Linux. Vista è già una palla al piede per i notebook, figurarsi per i Pc bonsai, e Seven arriverà solo tra qualche mese. Forse non abbastanza in tempo per rovinare i piani di Google, che ha scelto proprio una base open source per strutturare il suo sistema operativo.



Questa scelta è destinata a rinfocolare la singolar tenzone tra Windows e Linux. Ma sarà la volta buona per il Pinguino? Potrebbe essere, ma deve prima aggiustare e perfezionare alcuni aspetti che non sono di secondiaria importanza per gli utenti non esperti. In linea generale, la piattaforma open source non è ancora adatta ad approcciare il grande pubblico. Si potrebbe dire che deve diventare un sistema operativo per tutti. Per esempio, se le periferiche non sono riconosciute e configurate in automatico, il metodo per farle funzionare è un po' troppo complesso per chiunque non si sia mai cimentato con i comandi della shell o con l'installazione "a basso livello" dei driver. A Microsoft va reso il merito di avere semplificato gran parte di queste operazioni di manutenzione puntando fin da subito sulle procedure guidate che sottraggono gli utenti dall'obbligo di avere a che fare con pannelli e menu troppo tecnici.
Rendere banale e alla portata di tutti qualsiasi tipo di operazione avvenga nel computer è un obiettivo che Linux, ma non solo, deve perseguire e raggiungere nel più breve tempo possibile. Nemmeno Mac OS X si può fregiare di questo risultato; ne sia un esempio il fatto che non tutti i modem Usb per navigare con il cellulare sono riconosciuti dal sistema operativo di Apple.

Ma non è solo una questione di driver, risolvibile con un po' di impegno. Nonostante ci siano validissime alternative gratuite e open source, in Linux mancano molte delle applicazioni con cui ci siamo abituati a lavorare. Tutto va sempre letto nell'ottica del grande pubblico, quello che usa il computer senza porsi troppe domande, così come userebbe un elettrodomestico o una Tv, e vuole che tutto operi in modo indolore. Questa categoria di utenti avrebbe bisogno di una piattaforma che assicuri una transazione non traumatica da Windows a Linux. I netbook lo hanno già dimostrato: per quanto valida, la piattaforma del pinguino non è ancora riuscita a conquistare il pubblico di massa perché ancora troppo legata a un mondo di appassionati. Deve affrancarsi da questo retaggio. Google ha l'opportunità di dare veramente fastidio a Microsoft non tanto perché produrrà un sistema operativo, ma piuttosto per le capacità del colosso di Mountain View di aggregare un ecosistema di aziende e sviluppatori. Questa potrebbe rivelarsi la vera spinta innovativa per aiutare a superare l'attuale frammentazione che contraddistingue le distribuzioni di Linux. Google è l'occasione per dare omogeneità a un mondo troppo variegato e fare in modo che le software house inizino a considerare come un corpo solo la piattaforma open source. E questo sarebbe davvero un problema per Microsoft.

Via| ilsole24ore.com

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