Google lancia la sfida a Microsoft

giovedì 9 luglio 2009

Google che sviluppa un sistema operativo... A pensarci bene non era una cosa così inaspettata. Il browser Chrome (non a caso, con il senno di poi) offre già alcune funzioni tipiche di una piattaforma che intende funzionare da sola: può visualizzare i processi attivi nel sistema e ogni scheda o finestra aperta occupa uno spazio di memoria tutto suo. Tecnologie che prima d'ora erano prerogativa dei sistemi operativi. Insomma, Google non ha lanciato l'amo annunciando Google Chrome Operating System, ma ha solo concretizzato pubblicamente un percorso che stava da tempo seguendo internamente. E persegue il suo scopo approcciando i dispositivi che meglio si prestano a un'impostazione tutta legata a Internet.

I netbook, croce e delizia di Windows, che finora si è adattato a questo genere di apparecchi con la release XP, rispolverata anche per non concedere troppo terreno a Linux. Vista è già una palla al piede per i notebook, figurarsi per i Pc bonsai, e Seven arriverà solo tra qualche mese. Forse non abbastanza in tempo per rovinare i piani di Google, che ha scelto proprio una base open source per strutturare il suo sistema operativo.



Questa scelta è destinata a rinfocolare la singolar tenzone tra Windows e Linux. Ma sarà la volta buona per il Pinguino? Potrebbe essere, ma deve prima aggiustare e perfezionare alcuni aspetti che non sono di secondiaria importanza per gli utenti non esperti. In linea generale, la piattaforma open source non è ancora adatta ad approcciare il grande pubblico. Si potrebbe dire che deve diventare un sistema operativo per tutti. Per esempio, se le periferiche non sono riconosciute e configurate in automatico, il metodo per farle funzionare è un po' troppo complesso per chiunque non si sia mai cimentato con i comandi della shell o con l'installazione "a basso livello" dei driver. A Microsoft va reso il merito di avere semplificato gran parte di queste operazioni di manutenzione puntando fin da subito sulle procedure guidate che sottraggono gli utenti dall'obbligo di avere a che fare con pannelli e menu troppo tecnici.
Rendere banale e alla portata di tutti qualsiasi tipo di operazione avvenga nel computer è un obiettivo che Linux, ma non solo, deve perseguire e raggiungere nel più breve tempo possibile. Nemmeno Mac OS X si può fregiare di questo risultato; ne sia un esempio il fatto che non tutti i modem Usb per navigare con il cellulare sono riconosciuti dal sistema operativo di Apple.

Ma non è solo una questione di driver, risolvibile con un po' di impegno. Nonostante ci siano validissime alternative gratuite e open source, in Linux mancano molte delle applicazioni con cui ci siamo abituati a lavorare. Tutto va sempre letto nell'ottica del grande pubblico, quello che usa il computer senza porsi troppe domande, così come userebbe un elettrodomestico o una Tv, e vuole che tutto operi in modo indolore. Questa categoria di utenti avrebbe bisogno di una piattaforma che assicuri una transazione non traumatica da Windows a Linux. I netbook lo hanno già dimostrato: per quanto valida, la piattaforma del pinguino non è ancora riuscita a conquistare il pubblico di massa perché ancora troppo legata a un mondo di appassionati. Deve affrancarsi da questo retaggio. Google ha l'opportunità di dare veramente fastidio a Microsoft non tanto perché produrrà un sistema operativo, ma piuttosto per le capacità del colosso di Mountain View di aggregare un ecosistema di aziende e sviluppatori. Questa potrebbe rivelarsi la vera spinta innovativa per aiutare a superare l'attuale frammentazione che contraddistingue le distribuzioni di Linux. Google è l'occasione per dare omogeneità a un mondo troppo variegato e fare in modo che le software house inizino a considerare come un corpo solo la piattaforma open source. E questo sarebbe davvero un problema per Microsoft.

Via| ilsole24ore.com

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